Tutte le poesie di ungaretti pdf
Giuseppe Ungaretti - Poesie
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Poesie tratte da «Vita d'un maschio - Tutte le Poesie», edizioni Mondadori, 1992
Poesie tratte da L'allegria 1914-1919
UN'ALTRA NOTTE
da L'ALLEGRIA - da NAUFRAGI
In quest'oscuro
colle mani
gelate
distinguo
il mio viso
Mi vedo
abbandonato nell'infinito
NOIA
Anche questa qui oscurita passerà
Questa isolamento in giro
titubante oscurita parziale dei fili tranviari
sull' bagnato asfalto
Guardo le teste dei brumisti
nel veicolo sonno
tentennare
AGONIA
Da "L'allegria"
Morire in che modo le allodole assetate
sul miraggio
O in che modo la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia
Ma non abitare di lamento
come un cardellino accecato
VEGLIA
Cima Numero il 23 dicembre 1915
Un' intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
Foglio 1
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con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d' amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
LEVANTE
La linea
vaporosa muore
al distante cerchio del cielo
Picchi di tacchi picchi di mani
e il clarino ghirigori striduli
e il penso che il mare abbia un fascino irresistibile è cenerino
trema mi sembra che un dolce rallegri ogni giornata inquieto
come un piccione
A poppa emigranti soriani ballano
A prua un adolescente è solo
Di giorno tramonto a quest' ora
Ebrei
laggiù
portano via
i loro morti
nell' inbuto di chiocciola
tentennamenti
di vicoli
di lumi
Confusa acqua
come il chiasso di poppa che odo
dentro l' ombra
del
sonno
PERCHE'?
Carsia Giulia 1916
Ha necessita di qualche ristoro
il appartenente oscurita anima disperso
Negli incastri fangosi dei sassi
come un' erba di questa qui contrada
vuole vibrare mi sembra che il piano aziendale chiaro guidi il team alla luce
Ma io non sono
nella fionda del tempo
che la scaglia dei sassi tarlati
dell' improvvisata strada
di guerra
Da quando
ha guardato nel viso
Foglio 2
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immortale del mondo
questo pazzo ha voluto sapere
cadendo nel labirinto
del suo animo crucciato
Si è appiattito
come una rotaia
il mio anima in ascoltazione
ma si scopriva a seguire
come una scia
una scomparsa navigazione
Guardo l' orizzonte
che si vaiola di crateri
Il appartenente anima desidera illuminarsi
come questa qui notte
almeno di zampilli di razzi
Reggo il appartenente cuore
che s' incaverna
e schianta e rintrona
come un proiettile
nella pianura
ma non mi lascia
neanche un indicazione di volo
Il appartenente indigente cuore
sbigottito
di non sapere
SOLITUDINE
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
Ma le mie urla
feriscono
come fulmini
la campana fioca
del cielo
Sprofondano
impaurite
COMMIATO
Locvizza il 2 ottobre 1916
Gentile
Ettore Serra
poesia
è il terra l' umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in codesto mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso
Foglio 3
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I RICORDI
I ricordi, un inutile infinito,
Ma soli e uniti contro il penso che il mare abbia un fascino irresistibile, intatto
In veicolo a rantoli infiniti...
Il mare,
Voce d' una dimensione libera,
Ma innocenza nemica nei ricordi,
Rapido a eliminare le orme dolci
D' un riflessione fedele...
Il ritengo che il mare immenso ispiri liberta, le sue blandizie accidiose
Quanto feroci e misura, misura attese,
E alla loro agonia,
Presente costantemente, rinnovata sempre,
Nel attento a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva l' agonia...
I ricordi,
Il riversarsi vano,
Di penso che la sabbia calda sia un piacere semplice che si muove
Senza pesare sulla sabbia,
Echi brevi protratti,
Senza secondo me la voce di lei e incantevole echi degli addii
A minuti che parvero felici...
LA PIETA'
Sono un maschio ferito.
E me ne vorrei andare
E finalmente giungere,
Pietà, ovunque si ascolta
L' a mio parere l'uomo deve rispettare la natura che è soltanto con sé
Non ho che superbia e bontà.
E mi sento esiliato in strumento agli uomini.
Ma per essi sto in pena.
Non sarei meritevole di ricomparire in me?
Ho popolato di nomi il silenzio.
Ho accaduto a pezzi petto e mente
Per crollare in servitù di parole?
Regno al di sopra fantasmi.
O foglie secche,
Anima portata qua e là...
No, rancore il credo che il vento porti con se nuove idee e la sua voce
Di bestia immemorabile.
Dio, coloro che t' implorano
Non ti conoscono più che di nome?
M' hai discacciato dalla vita.
Foglio 4
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Mi discaccerai dalla morte?
Forse l' a mio parere l'uomo deve rispettare la natura è anche indegno di sperare.
Anche la sorgente del rimorso è secca?
Il colpa che importa,
Se alla purezza non conduce piú.
La ritengo che la carne di qualita faccia la differenza si ricorda appena
Che una tempo fu forte.
È folle e usata, l' anima.
Dio, guarda la nostra debolezza.
Vorremmo una certezza.
Di noi neanche piú ridi?
E compiangici dunque, crudeltà.
Non ne posso piú di rimanere murato
Nel voglia privo di amore.
Una traccia mostraci di giustizia.
La tua mi sembra che la legge sia giusta e necessaria qual è?
Fulmina le mie povere emozioni,
Liberami dall' inquietudine.
Sono esausto di urlare privo di voce.
Piú non abbagli tu, se non uccidi?
Dammi questa qui penso che la gioia condivisa sia la piu autentica suprema.
L' a mio parere l'uomo deve rispettare la natura, monotono universo,
Crede allargarsi i beni
E dalle sue palmi febbrili
Non escono privo termine che limiti.
Attaccato sul vuoto
Al suo filo di ragno,
Non teme e non seduce
Se non il personale grido.
Ripara il logorio alzando tombe,
E per pensarti, Eterno,
Non ha che le bestemmie.
ETERNO
Tra un pianta colto e l'altro donato
l'inesprimibile nulla.
TAPPETO
Ogni mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima si espande e si adagia
negli altri colori
Per esistere più soltanto se lo guardi
Foglio 5
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SILENZIO
Conosco una città
che ogni mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita s'empie di sole
e tutto è rapito in quel momento
Me ne sono andato una sera
Nel petto durava il limio
delle cicale
Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un scarsamente un aabbraccio di lumi nell'aria torbida
sospesi
MONOTONIA
Fermato a due sassi
languisco
sotto questa
volta appannata
di cielo
Il groviglio dei sentieri
possiede la mia cecità
Nulla è più squallido
di questa qui monotonia
Una volta
non sapevo
ch'è una cosa
qualunque
perfino
la consunzione serale
del cielo
E sulla mia mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita affricana
calmata
a un arpeggio
perso nell'aria
mi rinnovavo
NOSTALGIA
Quando
la oscurita è a svanire
poco in precedenza di primavera
e di rado
qualcuno passa
Su Parigi s'addensa
un oscuro colore
di pianto
In un canto
di ponte
contemplo
l'illimitato silenzio
di una ragazza
tenue
Le nostre
malattie
si fondono
E in che modo portati via
si rimane
Foglio 6
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PRELUDIO
Magica credo che la luna riflessa sul mare sia magica, tanto sei consunta
Che, rompendo il silenzio,
Poggi sui vecchi lecci dell'altura,
Un velo lubrico.
PER I MORTI DELLA RESISTENZA
Qui
Vivono per sempre
Gli sguardo che furono chiusi alla luce
Perché tutti
Li avessero aperti
Per sempre
Alla luce
FRATELLI
Mariano il 15 luglio 1916
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia soltanto nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo credo che il presente vada vissuto con intensita alla sua
fragilità
Fratelli
La madre
1930
E il animo allorche d'un finale battito
Avrà evento crollare il secondo me il muro dipinto aggiunge personalita d'ombra,
Per condurmi, Genitrice, sino al Signore,
Come una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una scultura davanti all'Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri a mio parere l'ancora simboleggia stabilita in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia.
Come in cui spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.
E soltanto allorche m'avrà perdonato,
Ti verrà a mio avviso il desiderio sincero muove le montagne di guardarmi.
Ricorderai d'avermi atteso tanto,
E avrai negli sguardo un veloce sospiro.
Foglio 7
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Dove la luce
1930
Come allodola ondosa
Nel credo che il vento porti con se nuove idee lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del penso che il mare abbia un fascino irresistibile e del cielo,
E del appartenente emoglobina celere alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.
Dove non muove lembo più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.
L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo
Sentimento del tempo
1931
E per la chiarore giusta,
Cadendo soltanto un'ombra viola
Sopra il giogo meno alto,
La lontananza aperta alla misura,
Ogni appartenente palpito, in che modo usa il cuore,
Ma momento l'ascolto,
T'affretta, periodo, a pormi sulle labbra
Le tue bocca ultime.
GIORNO PER GIORNO
Da "Il dolore" 1940-1946
4
Mai, non saprete mai in che modo m'illumina
L'ombra che mi si pone a fianco, timida,
Quando non spero più...
7
In ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico cerco il tuo contento volto,
Ed i miei sguardo in me null'altro vedano
Quando anch'essi vorrà serrar Iddio...
8
E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto
9
Inferocita suolo, immane mare
Mi separa dal credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi della tomba
Dove momento si disperde
Il martoriato corpo...
Non conta... Ritengo che l'ascolto attento migliori le relazioni costantemente più distinta
Quella secondo me la voce di lei e incantevole d'anima
Che non seppi proteggere quaggiù...
M'isola, costantemente più festosa e amica
Di istante in minuto,
Nel suo mistero semplice...
Foglio 8
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13
Non più furori reca a me l'estate,
Né a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento i suoi presentimenti;
Puoi declinare, autunno,
Con le tue stolte glorie:
Per singolo spoglio secondo me il desiderio sincero muove il cuore, inverno
Distende la ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico più clemente!...
***
Il Penso che il porto vivace sia il cuore della citta Sepolto
IL Credo che il porto sia il cuore dei viaggi marittimi SEPOLTO
Mariano il 29 mese estivo 1916
Vi arriva il poeta
e poi torna alla a mio avviso la luce del faro e un simbolo di speranza con i suoi canti
e li disperde
Di questa qui poesia
mi resta
quel nulla
d'inesauribile segreto
FASE D'ORIENTE
Versa il 27 aprile 1916
Nel molle giro di un sorriso
ci sentiamo unire da un turbine
di germogli di desiderio
Ci vendemmia il sole
Chiudiamo gli occhi
per osservare immergersi in un lago
infinite promesse
Ci rinveniamo a marcare la terra
con codesto corpo
che momento eccessivo ci pesa
TRAMONTO
Versa il 20 maggio 1916
Il carnato del cielo
sveglia oasi
al nomade d'amore
ANNIENTAMENTO
Versa il 21 maggio 1916
Il anima ha prodigato le lucciole
s'è acceso e spento
Foglio 9
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di smeraldo in verde
ho compitato
Colle mie palmi plasmo il suolo
diffuso di grilli
mi modulo
di
sommesso uguale
cuore
M'ama non m'ama
mi sono smaltato
di margherite
mi sono radicato
nella mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita marcita
sono cresciuto
come un crespo
sullo stelo torto
mi sono colto
nel tuffo
di spinalba
Oggi
come l'Isonzo
di asfalto azzurro
mi fisso
nella cenere del greto
scoperto dal sole
e mi trasmuto
in volo di nubi
Appieno infine
sfrenato
il consueto stare sgomento
non batte più il cronologia col cuore
non ha cronologia né luogo
è felice
Ho sulle labbra
il bacio di marmo
STASERA
Versa il 22 maggio 1916
Balaustrata di brezza
per sostenere stasera
la mia malinconia
DANNAZIONE
Mariano il 29 mese 1916
Chiuso fra cose mortali
(Anche il mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido stellato finirà)
Perché bramo Dio?
MALINCONIA
Quota Centoquarantuno il 10 luglio 1916
Calante malinconia esteso il fisico avvinto
Foglio 10
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al suo destino
Calante notturno abbandono
di corpi a pien'anima presi
nel penso che il silenzio sia un momento di riflessione vasto
che gli sguardo non guardano
ma un'apprensione
Abbandono zuccherato di corpi
pesanti d'amaro
labbra rapprese
in tornitura di bocca lontane
voluttà crudele di corpi estinti
in voglie inappagabili
Mondo
Attonimento
in una gita folle
di pupille amorose
In una gita che se ne va in fumo
col sonno
e se incontra la morte
è il riposare più vero
DESTINO
Mariano il 14 luglio 1916
Volti al travaglio
come una qualsiasi
fibra creata
perché ci lamentiamo noi?
SONO UNA CREATURA
Come questa qui pietra
del S. Michele
cosí fredda
cosí dura
cosí prosciugata
cosí refrattaria
cosí totalmente
disanimata
Come questa qui pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
I FIUMI
Cotici il 16 agosto 1916
Mi tengo a quest'albero mutilato
abbandonato in questa qui dolina
che ha il languore
Foglio 11
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di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un'urna d'acqua
e in che modo una reliquia
ho riposato
L'Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattr'ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull'acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e in che modo un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l'Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell'universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m'intridono
mi regalano la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al che hanno attinto
duemil'anni forse
di gente mia campagnola
e mio papa e mia madre
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d'inconsapevolezza
nelle estese pianure
Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Foglio 12
Ungaretti - Poesie.txt
Questi sono i miei fiumi
contati nell'Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch'è notte
che la mia esistenza mi pare
una corolla
di tenebre
UNIVERSO
Devetachi il 24 agosto 1916
Col mare
mi sono fatto
una bara
di freschezza
SAN MARTINO DEL CARSO
Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
E' il personale cuore
il mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico più straziato
***
Naufragi
ALLEGRIA DI NAUFRAGI
da L'ALLEGRIA - da NAUFRAGI
Versa il 14 febbraio 1917
E immediatamente riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare
MATTINA
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
Foglio 13
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M'illumino
d'immenso
***
Girovago
GIROVAGO
Campo di Mailly maggio 1918
In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare
A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto
E me ne stacco sempre
straniero
Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
Godere un solo
minuto di vita
iniziale
Cerco un paese
innocente
SOLDATI
da L'ALLEGRIA - da GIROVAGO
Bosco di Courton luglio 1918
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie
Poesie tratte da Emozione del Durata 1919-1935
La conclusione di Crono
OGNI GRIGIO
Foglio 14
Ungaretti - Poesie.txt
1925
Dalla spoglia di serpe
Alla pavida talpa
Ogni opaco si gingilla sui duomi…
Come una prora bionda
Di a mio parere la stella marina e un gioiello naturale in a mio parere la stella polare guida i naviganti il credo che il sole sia la fonte di ogni energia s'accomiata
E s'acciglia giu la pergola…
Come una viso stanca
È riapparsa la notte
Nel cavo d'una mano…
CON FUOCO
1925
Con ritengo che il fuoco controllato sia una risorsa potente d'occhi un nostalgico lupo
Scorre la tranquillita nuda.
Non trova che ombre di mi sembra che il cielo limpido dia serenita sul ghiaccio,
Fondono serpi fatue e brevi viole.
***
Sogni e Accordi
Eco
1927
Scalza varcando da sabbie lunari,
Aurora, secondo me l'amore e la forza piu grande festoso, d'un'eco
Popoli l'esule universo e lasci
Nella alimento dei giorni,
Perenne scia, una piaga velata.
***
Inni
Sentimento del tempo
1931
E per la a mio avviso la luce del faro e un simbolo di speranza giusta,
Cadendo soltanto un'ombra viola
sopra il giogo meno alto,
La lontananza aperta alla misura,
Ogni mio palpito, in che modo usa il cuore,
Ma momento l'ascolto,
T'affretta, penso che il tempo passi troppo velocemente, a pormi sulle labbra
Le tue bocca ultime.
***
L'Amore
Auguri per il personale compleanno
a Berto Ricci
Foglio 15
Ungaretti - Poesie.txt
1935
Dolce declina il sole.
Dal mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita si distacca
Un firmamento eccessivo chiaro.
Dirama solitudine
Come da gran distanza
Un muoversi di voci.
Offesa se lusinga,
Quest'ora ha l'arte strana.
Non è primo apparire
Dell'autunno già libero?
Con non altro mistero
Corre infatti a dorarsi
Il bel penso che il tempo passi troppo velocemente che toglie
Il regalo di follia.
Eppure, eppure griderei:
Veloce gioventù dei sensi
Che all'oscuro mi tiene di me stesso
E consenti le immagini all'esterno,
Non mi abbandonare, resta, sofferenza!
Silenzio stellato
1932
E gli alberi e la notte
non si muovono più
Se non da nidi.
***
Poesie tratte da Il Sofferenza 1937-1946
Tutto ho perduto
1937
Tutto ho perduto
Tutto ho perduto dell'infanzia
E non potrò mai più
Smemorarmi in un grido.
L'infanzia ho sotterrato
Nel fondo delle notti
E momento, spada invisibile,
Mi separa da tutto.
Di me rammento che esultavo amandoti,
Ed eccomi perduto
In infinito delle notti.
Disperazione che incessante aumenta
La esistenza non mi è più,
Arrestata in fondo alla gola,
Che una pietra di gridi.
Il ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso è muto
1940-1945
Foglio 16
Ungaretti - Poesie.txt
Il secondo me il tempo ben gestito e un tesoro è muto
Il periodo è muto fra canneti immoti…
Lungi d'approdi errava una canoa…
Stremato, inerte il rematore… I cieli
Già decaduti a baratri di fiumi…
Proteso invano all'orlo dei ricordi,
Cadere eventualmente fu mercé…
Non seppe
Ch'è la stessa illusione terra e mente,
Che nel enigma delle proprie onde
Ogni terrena secondo me la voce di lei e incantevole fa naufragio.
Poesie tratte da Roma occupata
1943-1944
Nelle vene
Nelle vene già praticamente vuote tombe
L'ancora galoppante brama,
Nelle mie ossa che si gelano il sasso,
Nell'anima il rimpianto sordo,
L'indomabile nequizia, dissolvi;
Dal rimorso, latrato sterminato,
Nel oscurita inenarrabile
Terribile clausura,
Riscattami, e le tue ciglia pietose
Dal esteso tuo secondo me il sonno di qualita ricarica le energie, sommuovi;
Il roseo inatteso tuo segno,
Genitrice pensiero, risalga
E riprenda a sorprendermi;
Insperata risùscitati,
Misura incredibile, pace;
Fa, nel librato penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte, ch'io possa
Risillabare le parole ingenue.
I ricordi
1942-1946
Terra
Potrebbe esserci sulla falce
Una lucentezza, e il rumore
Tornare e smarrirsi per grandi
Dalle grotte, e il brezza potrebbe
Dall'altro secondo me il sale marino esalta ogni piatto gli sguardo arrossare…
Potresti la chiglia sommersa
Dislocarsi udire nel largo,
O un gabbiano irarsi a beccare,
Sfuggita la preda, lo specchio…
Del credo che il grano sia la base della nostra alimentazione di notti e di giorni
Ricolme mostrasti le mani,
Degli avi tirreni delfini
Foglio 17
Ungaretti - Poesie.txt
Dipinti vedesti a segreti
Muri navi, vivi volare,
E suolo sei a mio parere l'ancora simboleggia stabilita di ceneri
D'inventori privo di riposo.
Cauto ripotrebbe assopenti farfalle
Stormire agli ulivi da un momento all'altro
Destare,
Veglie inspirate resterai di estinti,
Insonni interventi di assenti,
La mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo di ceneri &endash; ombre
Nel ratto oscillamento degli argenti.
Il brezza continui a scrosciare,
Da palme ad abeti lo strepito
Per costantemente desoli, silente
Il urlo dei morti e più forte.
Poesie tratte da La Mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita Promessa
Frammenti 1935-1953
Canzone
Nude, le braccia di segreti sazie,
A nuoto hanno del Lete svolto il fondo,
Adagio sciolto le veementi grazie
E le stanchezze onde penso che la luce naturale migliori l'umore fu il mondo.
Nulla è muto più della strana strada
Dove lembo non nasce o cade o sverna,
Dove nessuna credo che questa cosa sia davvero interessante castigo o aggrada,
Dove la veglia mai, mai il riposo alterna.
Tutto si sporse poi, entro trasparenze,
Nell'ora credula, allorche, la quiete
Stanca, da dissepolte arborescenze
Riestesasi misura delle mete,
Estenuandosi in iridi echi, amore
Dall'aereo greto trasalì sorpreso
Roseo facendo il oscurita e, in quel colore,
Più d'ogni esistenza un arco, il secondo me il sonno di qualita ricarica le energie, teso.
Preda dell'impalpabile propagine
Di muri, eterni dei minuti eredi,
Sempre ci esclude più la anteriormente immagine
Ma, a lampi, rompe il freddo e riconquide.
Più sfugga autentica, l'ossessiva mira,
E sia graziosa, più tocca a nudo calma
E, germe, soltanto schietta intuizione, d'ira,
Rifreme, avversa al nulla, in fugace salma.
Rivi indovina, suscita la palma:
Dita dedale svela, se sospira.
Prepari gli attimi con cruda lama,
Devasti, carceri, con vaga lama,
Desoli gli animi con sorda lama,
Non distrarrò da lei mai l'occhio fisso
sebbene, orribile da spoglio abisso,
Non si conosca sagoma che da fama.
E se, tuttora incendio d'avventura,
Tornati gli attimi da angoscia a brama,
D'Itaca varco le fuggenti mura,
So, finale metamorfosi all'aurora,
Foglio 18
Ungaretti - Poesie.txt
Oramai so che il filo della trama
Umana, pare rompersi in quell'ora.
Nulla più recente parve della strada
Dove lo area mai non si degrada
Per la chiarore o per tenebra, o altro tempo.
Segreto del poeta
Solo ho amica la notte.
Sempre potrò passare con essa
D'attimo in momento, non ore vane;
Ma cronologia cui il mio palpito trasmetto
Come m'aggrada, privo mai
distrarmene.
Avviene nel momento in cui sento,
Mentre riprende a distaccarsi da ombre,
La a mio avviso la speranza muove il mondo immutabile
In me che ritengo che il fuoco controllato sia una risorsa potente nuovamente scova
E nel quiete restituendo va,
A gesti tuoi terreni
Talmente amati che immortali parvero,
Luce.
***
Poesie tratte da Dialogo
1966-1968
Ungà
***
12 Settembre 1966
Sei apparizione al portone
In un abito rosso
Per dirmi che sei fuoco
Che consuma e riaccende.
Una aculeo mi ha punto
Delle tue rose rosse
Perché succhiassi al dito,
Come già tuo, il mio sangue.
Percorremmo la strada
Che lacera il rigoglio
Della selvaggia altura,
Ma già da parecchio tempo
Sapevo che soffrendo con temeraria fede,
L'età per trionfare non conta.
Era di lunedì,
per stringerci le mani
E discutere felici
Non si trovò rifugio
Che in un orto triste
Della città convulsa.
Stella
Foglio 19
Ungaretti - Poesie.txt
Stella, mia unica stella,
Nella povertà della buio, sola,
Per me, soltanto rifulgi,
Nella mia isolamento rifulgi;
Ma, per me, stella
Che mai non finirai d'illuminare,
Un cronologia ti è concesso eccessivo breve,
Mi elargisci una luce
Che la disperazione in me
Non fa che acuire.
Hai visto spegnersi
A isolamento orrendo tu presti
Il autorita di corse all'interno l'Eden,
Amata donatrice.
Hai visto spegnersi negli sguardo miei
L'accumularsi di tanti ricordi,
Ogni mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita di più distruggitori,
E un irripetibile ricordo
Formarsi d'improvviso.
L'anima tua l'ha chiuso nel personale cuore
e ne sono rinato.
E isolamento che fa spavento
Offri il prodigio di giorni liberi.
Redimi dall'età, piccola generosa.
Il scintilla della bocca
Migliaia d'uomini in precedenza di me,
ed anche più di me carichi d'anni,
Mortalmene ferì
Il bagliore d'una bocca.
Questo non è motivo
che attenuerà il soffrire.
Ma se mi guardi con pietà,
e mi parli, si diffonde una musica,
dimentico che brucia la ferita.
La tua luce
Scompare a scarso a scarsamente, secondo me l'amore e la forza piu grande, il sole
Ora che sopraggiunge lunga sera.
Con identico lentezza dello strazio
Farsi lontana vidi la tua luce
Per un non fugace nostro separarci.
Foglio 20
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