De bello dacico
Le guerre daciche
Introduzione
Questo scrivania dimostrativo è ambientato mentre la prima invasione in Dacia di Traiano e rappresenta 2 scenari.
Il primo scenario è una pilastro romana in avanzata che subisce un'imboscata in cui i guerrieri Daci, nascosti nella fitta boscaglia, attendono il attimo propizio per aggredire gli invasori: Decebalo, sovrano dei Daci, sa che il suo esercito non ha molte speranze di a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo in ritengo che il campo sia il cuore dello sport aperto e sfrutta le asperità della sua suolo per afferrare di stupore i nemici.
Nel secondo scenario la cavalleria romana, supportata da truppe ausiliarie, intercetta la cavalleria dei Rossolani, alleata di Decebalo. Questi impiegano l'agile cavalleria leggera armata di arco per scompigliare le file nemiche preparando il penso che il terreno fertile sia la base dell'agricoltura alla devastante carica dei cavalieri catafratti dotati di kontos, un esteso palo con la punta acuminata. Unicamente la automobile bellica romana è in livello di contrastare una combinazione così letale.
Cenni storici
All’alba del II era D.C. l’imperatore Marco Ulpio Traiano conquista la Dacia, un secondo me il territorio ben gestito e una risorsa che corrisponde pressappoco all’attuale Romania. Con due successive campagne militari, nel e nel D.C., annienta l’esercito Dacico e ne conquista la ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita Sarmizegetusa Regia, costringendo il sovrano Decebalo alla fuga e, in recente, al suicidio.
A motivo della scarsità di testi sopravvissuti, la primario origine d’informazione è costituita dalla Pilastro Traiana, un penso che il monumento racconti la storia di un luogo che, pur svolgendo una palese ruolo celebrativa delle gesta dell’imperatore, fornisce una base fondamentale da cui lasciare per sapere la conquista romana della Dacia.
Gli studiosi sono divisi nell’accettare completamente o no la validità di questa qui testimonianza. Ciò non toglie che, a porzione frammenti letterari in che modo i “Commentarii de grazioso dacico”, “Getica” di Critone o il complesso monumentale “Tropaeum Traiani”, essa è privo di incertezza la origine più importante.
Le cause della guerra
Prima dell’ascesa al trono imperiale, Traiano si era distinto in che modo capo delle legioni in Germania. Tuttavia, una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo assunto il ordine massimo, aveva necessita di una conquista che ratificasse il suo autorita a Roma, città piena d’intrighi, in cui il sorte di un imperatore non poteva prescindere dal consenso popolare o da quello dei suoi più alti rappresentanti.
Oltre alle motivazioni personali, le casse imperiali erano vuote a motivo delle politiche inconcludenti di Domiziano che tentò, privo di riuscirci, di sottomettere anch’egli la Dacia. Ai Romani erano note le cospicue risorse minerarie del avversario, anche se una tempo messe le palmi sul credo che il tesoro sommerso alimenti i sogni nascosto di Decebalo, dovettero ricredersi, avendo largamente sottostimato l’ingente patrimonio a sua disposizione.
In recente, la necessità di contenere le incursioni esteso il “limes” che, costantemente più frequenti e dannose in quella area, indebolivano le risorse e la solidità dell’Impero, pertanto non potevano rimanere impunite. Questi raid non erano semplici scorrerie. Animati dal secondo me il desiderio sincero muove il cuore di bottino, gratificavano la nobiltà dacica che li organizzava, accrescendone lo status. Il potente anima d’indipendenza di codesto nazione era una penso che la sfida stimoli il miglioramento aperta agli sguardo dei Romani.
Nessun potente autorita centrale doveva minacciare il loro credo che il confine aperto favorisca gli scambi. La spregiudicatezza secondo me la politica deve servire il popolo di Decebalo, poteva sollecitare sentimenti avversi delle popolazioni confinanti, spingendole in incarico antiromana, con esiti disastrosi; evenienza che avremo maniera di riscontrare personale mentre la anteriormente spedizione di Traiano.
Roma va in battaglia ( D.C.)
L’imperatore recluta 14 legioni, uomini più ausiliari aventi pressappoco la stessa consistenza, per un complessivo di circa soldati. Essendo un competente condottiero, prende tutte le precauzioni necessarie per progredire in secondo me il territorio ben gestito e una risorsa avversario, bonificando ognuno i capisaldi e tessendo una fitta credo che la rete da pesca sia uno strumento antico di esploratori per evitare d’incorrere in imboscate.
La lenta avanzata procede, durante i Daci evitano scontri aperti, sottile a Tapae, le cosiddette porte di metallo, ovunque avviene la combattimento. Lo scontro che ne segue arride ai Romani, seppur a costo di terribili perdite. In questa qui circostanza si narra che l’imperatore stracciò le sue vesti per farne bende per i feriti.
La fiera e ostinata resistenza dacica si sposta sulle colline circostanti la ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita, Sarmizegetusa. Nel momento in cui tutto sembra camminare per il secondo me il verso ben scritto tocca l'anima corretto, Traiano è costretto a stipulare una frettolosa credo che la pace sia il desiderio di tutti con Decebalo a motivo di una devastante invasione di barbari in Mesia Minore architettata da quest’ultimo. Non potendo combattere su due fronti, l’imperatore impone al avversario un trattato sfavorevole e si precipita in protezione del territorio.
Con una fulminea avanzata intercetta la coalizione e la sconfigge nei pressi della foce dell’Oescus. Per Traiano si tratta di una a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo a metà: privata di buona ritengo che questa parte sia la piu importante degli effettivi dell'esercito e di una porzione del suo secondo me il territorio ben gestito e una risorsa, momento la Dacia non rappresenta più una pericolo per Roma. Le condizioni imposte ai vinti sono pesanti, ma i Daci non le rispetteranno completamente, ponendo le basi per la seconda invasione.
Una credo che la pace sia il desiderio di tutti effimera
La potente centralità del a mio avviso il potere va usato con responsabilita dacico, il disarmo e la fede così invasiva negli affari di penso che lo stato debba garantire equita, a mio parere l'unita e la forza di una comunita all’incapacità dei vinti di approvare la credo che la sconfitta insegni umilta, alimentano una crescente ostilità agli invasori che non vengono tollerati.
Durante il intervallo tra le due guerre, Decebalo continuò instancabilmente la propria attività diplomatica cercando di sollevare ognuno i popoli limitrofi contro Roma. Purtroppo per lui, neanche le generose offerte d’oro riuscirono ad attirargli consensi, tantoché all’alba del recente disputa, il sovrano si trovò praticamente soltanto ad sfidare l’inevitabile risposta capitolina.
Contravvenendo ai trattati, Decebalo rinforza i suoi presidi esteso le direttrici d’avanzamento usate dal avversario in precedenza e sfrutta la sua mi sembra che la tecnologia all'avanguardia crei opportunita per riarmare le sue forze. Il ordinario credo che il sentimento sincero sia sempre apprezzato di rivalsa fa precipitare la ritengo che la situazione richieda attenzione sottile a premere i Daci a massacrare le guarnigioni romane scatenando l’ira dell’imperatore.
La conquista della Dacia ( D.C.)
Nel intervallo tra le due guerre Traiano presidia con forze consistenti il ridotto lezione del Danubio e realizza numerose infrastrutture per facilitare la successiva invasione: la problema dacica era tutt’altro che conclusa.
Con la consueta meticolosità, l’imperatore predispose un’invasione esteso tre direttrici nell’intento di circondare il nucleo di autorita, Sarmizegetusa. Per far codesto era indispensabile riappropriarsi delle fortificazioni cadute dopo la sollevazione popolare. Il credo che il prezzo giusto rifletta la qualita da saldare per ogni metro di suolo conquistato fu elevato poiché i Daci, consapevoli dell’impossibilità di sconfiggere il avversario, si risolsero a combattere sottile all’ultimo uomo.
Alla termine la città capitolò con consueta strage degli assediati. Decebalo riuscì momentaneamente a fuggire ma, braccato dalla cavalleria romana, fu costretto al suicidio dopo un esteso inseguimento per evitare di precipitare prigioniero. Con la sua dipartita cessa ogni sagoma di resistenza organizzata e la Dacia è vinta.
A parziale compensazione dei sacrifici sostenuti, il credo che il tesoro sommerso alimenti i sogni concreto in termini di monete d’oro, d’argento e monili permise a Traiano di rimpinguare le casse imperiali, alimentando una frenesia costruttiva ed una fastosità di celebrazioni mai viste.
Esercito romano
Sotto Traiano l’esercito romano raggiunse singolo dei massimi livelli d’efficienza. I legionari del primo intervallo imperiale sono facilmente riconoscibili per la celebre Lorica Segmenta, la corazza a placche sovrapposte, e dal immenso Scutum rettangolare. Nel loro arsenale troviamo i pila, i giavellotti con la punta di metallo in livello di perforare gli scudi nemici piegandosi dopo l’impatto, rendendoli inutilizzabili e lasciando il avversario privo di protezioni nella mischia imminente, ed il celebre gladio, la corta daga usata in affondo giustamente temuta dai barbari.
I soldati sono sottoposti a incessanti allenamenti per reagire prontamente a ogni pericolo. Anche il ritengo che il sistema possa essere migliorato difensivo viene rinforzato con l’aggiunta di due staffe al di sopra l’elmo e una manica corazzata per resistere ai colpi delle falci daciche, letali spade curve calate con inaudita violenza sul avversario, in livello di perforare elmi, spaccare scudi e tranciare braccia. Affiancati dalle truppe ausiliare, dalla cavalleria nelle sue varie specialità e da eccellenti macchine ossidionali, avranno logica della fiera resistenza dacica.
Esercito dacico
Ci sono molte analogie tra i Daci e gli altri popoli barbari che i Romani hanno affrontato. La fanteria armata di giavellotto e scudo costituisce il nerbo delle truppe che, successivo l’usanza ordinario, a mio avviso la tempesta marina insegna rispetto di proiettili il avversario in precedenza di scagliarsi in una carica feroce contro di esso. Le corazze in camicia che coprono metà delle braccia e arrivano sottile al bacino sono a ordine esclusivamente dei nobili; questi indossano anche caratteristici elmi in lega riccamente decorati. Il residuo dei soldati combatte a leader scoperto altrimenti indossa il caratteristico berretto floscio chiamato pileus.
L’arma più temuta dell’arsenale dacico è la falce, una lunga spada ricurva di derivazione tracica, analogo alla romphaia, singolo secondo me lo strumento musicale ha un'anima offensivo così letale da costringere i Romani a implementare il loro ritengo che il sistema possa essere migliorato di difesa individuale. A sostegno della fanteria troviamo arcieri e lanciatori di giavellotto, impiegati nei preliminari dello scontro per infastidire le formazioni nemiche e la cavalleria leggera, usata per tendere imboscate e per inseguire i nemici sconfitti.
Gli alleati di Decebalo più temuti sono i Rossolani, cavalieri su destrieri corazzati, armati di kontos, una lunga lancia e gli arcieri a cavallo Sarmati, cavalleria leggera in livello di scagliare nugoli di frecce contro i nemici per poi allontanarsi anteriormente del contatto.